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Luca Ferraris se ne va e per la quinta volta torna in Messico: a Wahaca, in quella calda città che lo ha capito e coccolato a dispetto di tutti noi. Tornerà? Forse, e per questo le sue canzoni sono un bungee-jumping tra un fondo di allegria ed un ponte di disperazione su cui sbattere la testa. Nel frattempo al Vapore porta il suo concerto d’addio circondato dai suoi grandi amici musicali di sempre: i Minimal Klezmer che da sempre infestano la sua band, e soprattutto i Friedrich Micio che hanno arrangiato e suonato per lui la sua hit destinata a spopolare: L’erotomane.
Nell’ordine suoneranno quindi Friedrich Micio, Minimal Klezmer ed infine Luca Ferraris con band, ospiti e soprattutto il celebre piano a coda del glorioso Vapore. Adios Ferraris!
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Luca Ferraris è nato a Pordenone nel 1980. Pianista, batterista, percussionista e polistrumentista, vive tra Padova, Oaxaca e Puerto Morelos (Messico). “La pressione dei bar” è il suo quarto disco, che fa seguito a “Un passante” (2008), “Viaggi senza ritornello” (2012), “Sorridenti senza denti” (2015).
Il disco è una panoramica grottesca ed esasperata di personaggi reali, dove tematiche (dis)umane e dissacranti dominano con un gioco di scrittura prettamente narrativo. I testi richiamano immagini vive, forti e in alcuni casi folli, arricchiti da una nuova carica espressiva che la voce di Luca Ferraris ha acquisito nei tre anni di performance e concerti tenuti in terra messicana. Vi è un nero sempre sorridente, ironico e pirandelliano in questo lavoro. Un cinismo debole, non troppo credibile, che si autodistrugge nella tensione dei brani e nella presentazione di personaggi apparentemente mostruosi ma in realtà deboli e sensibili, pieni di paure e di ossessioni, accomunati dall’incapacità di adattarsi alla “vita normale” (“L’amore ai tempi del Colella” e “Saverio”).
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Friedrich Micio
Enrico Miasmi Milani (Cello, oggetti, voce)
Pietro Pontini (Violino, oggetti, voce)
Matteo Minotto (Fagotto, oggetti, voce)
“Branetti di facile acchito ma dal dubbio gusto estetico adatti per viaggi in ascensore con individui detestabili”.
Friedrich Micio potrebbe ma non produce musica da camera, piuttosto predilige la musica d’anticamera o da disimpegno, al massimo da sottoscala, oppure musica per ascensori, o meglio per brevi viaggi in ascensore in compagnia di persone detestabilissime quali lustratori di piastrelle non avvezzi ad ammutolire i loro tecno-gingilli, consumatori di pietanze esotiche e/o speziate alle 9:30 del mattino, adolescenti che sfoderano anglicismi inopportuni, anziani sconosciuti in vena di confidenze et cetera. I brani di F.M. constano di piccoli quadri a sé stanti, un susseguirsi di situazioni che mirano al disorientamento dell’ascoltatore, un continuo flusso all’insegna del creare e distruggere immagini apparentemente rapsodiche che cela un forte senso dell’ironia, un distacco verso le ‘cosucce’ umane e una dolce, leggera vena di comicità nei confronti della musica contemporanea (cit.).
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Minimal klezmer
Francesco Socal (clarinet, bass clarinet, piccolo clarinet, vocals)
Roberto Durante (melodica, piano, percussions)
Enrico Milani (cello)
Pietro Pontini (violino, oggetti, voce)
Il trio/quartetto Minimal Klezmer nasce nel 2011 a Londra per volontà di tre musicisti accomunati dalla formazione classica, l’interesse per l’improvvisazione, una vaga affinità con l’estetica della performance dadaista, e una fatale passione per la musica klezmer. Il repertorio è il risultato di un lavoro di ricerca su fonti d’epoca, nonché di destrutturazione e rielaborazione delle stesse: il klezmer tradizionale inciso all’inizio del secolo scorso da solisti (J. Solinsky, N. Brandwein, etc.) ed orchestre (A.Schwartz, J.Hoffman, etc.), ma anche brani provenienti da tradizioni musicali affini per luogo di provenienza (Romania, Ungheria, Grecia), sono ripensati all’interno delle pratiche compositive ed esecutive della musica colta del Novecento, dell’improvvisazione libera, del jazz. Dal punto di vista performativo, l’arte di strada, origine e ambito di formazione continua del gruppo, ne caratterizza fortemente le esibizioni. Vi si fa uso di strumenti acustici e per lo più “portatili”, assieme ad un’oggettistica di natura eterogenea: ne risulta un piccolo spazio scenico di improvvisazione musicale e teatrale animata spesso da una marcata attitudine al cabaret.
MK vuol essere un elogio allo spirito delle piccole orchestre di klezmorim che percorrevano i vasti spazi dell’Europa orientale fino all’inizio del ventesimo secolo.
Il gruppo ha all’attivo due produzioni discografiche (Minimal Klezmer, 2012; Oy Oioi, 2014), e numerosi concerti in Italia, Francia, Germania, Ungheria, Regno Unito.
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