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Dinner set 21.00/Nite set 22.30
Sassofonista, clarinettista e ora anche raccontastorie. Si, perché dopo le suite ispirate a Tina Modotti (2007) ed a Malcolm X (2010), Bearzatti c’ha preso talmente tanto gusto da tornare a raccontare in note la vita e la musica di un altro grande del passato.
Per questo nuovo viaggio si va direttamente alle radici del folk/blues americano: stavolta tocca infatti a Woody Guthrie, leggendario cantautore e attivista politico che nella prima metà del ‘900 con i suoi blues parlati ha raccontato l’America della Grande Depressione e delle lotte sindacali, segnando profondamente l’intera storia successiva del genere e facendo da precursore alla canzone di protesta. Uno che -così, gisuto per fare qualche nome- ha ispirato musicisti del calibro di Bob Dylan, Joan Baez, Joe Strummer o Bruce Springsteen. E per farlo Bearzatti cala nuovamente il poker d’assi, il suo “Tinissima Quartet”. Formazione che non avrebbe nemmeno bisogno di presentazioni e che raccoglie alcuni dei nostri migliori “jazzman” contemporanei: Giovanni Falzone alla tromba, Danilo Gallo al basso e Zeno De Rossi alla batteria.
Si parte in maniera tranquilla, con un brano che ricorda le ballate più malinconiche di Guthrie e che avvolge morbidamente il pubblico nella melodia. Avvolgerlo, per poi spiazzarlo. Si, perché già dal brano successivo si capisce quale sarà il vero ritmo del concerto: alto, altissimo, una girandola di grooves e swings che vanno a miscelare perfettamente jazz, blues e folk aggiungendo anche un pizzico di rock.
E di brano in brano i quattro sul palco si trasformano in (ci si perdoni il piccolo neologismo) “animali da musica”: un Falzone scatenato che riesce a tirare fuori dalla sua tromba note e suoni che neanche si pensava potessero esistere; un Gallo in splendida forma che ancora una volta conferma il suo essere punto di riferimento nella sezione basso/contrabbasso in Italia; un De Rossi inappuntabile, allo stesso tempo discreto nell’accompagnare gli altri ma così energico da lasciare sempre il segno con le sue bacchette. E un Bearzatti unico, che riesce a trasmettere pienamente la sua sensibilità ed il suo amore per questo progetto con ogni nota, ogni gesto e ogni espressione.
In platea si fatica a stare fermi, l’incalzare dei brani è un costante invito a ballare che sfocia in un bis – chiamato a gran voce da un pubblico tutto in piedi – dove viene dato pieno sfogo alla sottile e sotterranea vena rock presente in tutto il concerto.
Ora anche raccontastorie, si diceva. Sì, perché alla terza “prova superata” (cum laude, cum maxima laude) possiamo solo aggiungere -citando un’altra grande racconta storie del secolo scorso, Agatha Christie- che “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”.
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